Polemiche
I due discorsi
Lo spettacolo è il
cattivo sogno della moderna società incatenata, che esprime
solo il proprio desiderio di dormire. Lo spettacolo è il
guardiano di questo sonno.
Guy Debord
Davvero viviamo in tempi bui, diceva Brecht dei suoi anni che erano tragici
e tuttavia, pur nel loro orrore, grandiosi.
L'epoca che ci è toccata in sorte ha il bagliore spettrale
di una televisione accesa in un salotto in penombra. Un uomo guarda
lo schermo. Sgranocchia qualcosa. Ha in mano il telecomando, la
bacchetta magica che gli consente con la semplice pressione di
un pulsante di evocare immagini, di suscitare storie, di viaggiare
in paesi d'incanto. Di avere il mondo in casa, a portata di mano.
Ma il discorso che di canale in canale si dipana è sempre
lo stesso. Logico ed implacabile. "Noi siamo i produttori,
gli organizzatori e i registi", ripete continuamente una
voce calda e anonima, " tu sei lo spettatore. Ti è
concesso a tuo gradimento scegliere fra quanto abbiamo il piacere
di offrirti. Devi solo stare comodo in poltrona. Ma ti è
tassativamente proibito intervenire in qualunque modo nella pianificazione
e nella stesura dei nostri format. Se accetti il contratto che
ti offriamo, se rispetti cioè il tuo ruolo di spettatore,
il mondo ti sarà dunque un paradiso. Il paradiso imbambolato
delle merci, l'immenso supermercato in cui potrai girare in tondo,
notte e giorno. Notte e giorno, in tondo, in tondo, in tondo".
Cullato da quella voce suadente, l'uomo chiude gli occhi. Il telecomando
gli scivola di mano. Col suo piatto in grembo, l'uomo si addormenta
felice. Sullo schermo una donna piange sul cadavere del figlio.
Su "Tam-Tam", dicembre
2001
I
due discorsi1.pdf