Riflessioni
A chi gli chiedeva
perché mai gli uomini avessero due orecchie e una sola
lingua, Zenone di Elea rispondeva
argutamente: "Perché ascoltino due volte, prima di
parlare".
Nessuno più del poeta può essere d'accordo con questa
massima. "Cantami o diva...", dicevano i poeti antichi:
raccontami, io ti ascolto. E riconoscevano così che più
che nella parola il loro dono consisteva in ciò che precede
la parola e la rende possibile: il silenzio dell'ascolto.
Solo quando la notte trattiene il respiro, è possibile
udire zampillare la fonte e i cani lontano invocare la luna e
la serenata dei grilli ognuno alla sua stella e i segreti che
il vento sussurra ai rami dei pioppi. Bisogna allontanarsi dal
clamore della folla per riudire dentro di noi i sospiri dell'amata,
la nenia dell'infanzia, l'implorazione del vecchio, le risate
degli amici, il tintinnio breve dei bicchieri sui tavoli della
gioventù. E' al fuoco dei bivacchi, quando anche il lamento
dell'ultimo ferito si è spento nel buio, che Davide può
intonare la sua dolente trenodia "Ma come, ma perché
gli Eroi sono caduti?"- che Samuele seppe ascoltare e tramandò,
nella Quinah dell'Arco, ai Figli di Giuda perché
la ripetessero e la ricordassero
In "Servitium",
maggio-giugno 2004
la
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